La Marvel riporta in “famiglia” il suo personaggio più famoso e lo fa con un film discontinuo, a volte furbo, ma spesso divertente.
Al principio fu lo Spider-Man di Sam Raimi: una trilogia che nella prima decade del 2000, quando ancora i supereroi non spadroneggiavano su grande schermo, aveva entusiasmato pubblico e molta critica, rendendo giustizia cinematografica a un personaggio che sino ad allora aveva vissuto solo traversie e stop produttivi legati a diritti cinematografici saldamente in mano Sony.
Nel 2012 Raimi lascia e subentra Marc Webb che, in quattro anni, porta in sala due film (Amazing Spider-Man e Amazing Spider-Man: Il Potere di Electro) oggettivamente poco riusciti. Nel 2015 viene annunciato un accordo fra Marvel e Sony per produrre uno Spider-Man finalmente in linea con le altre uscite legate all’universo cinematografico Marvel che, nel frattempo, ha mietuto successi e incassi stratosferici.
Uomo Ragno: buona la terza
Spider-Man: Homecoming quindi non è un’ ennesima rivisitazione delle origini (già viste per ben due volte nell’arco di quindici anni e cinque film), ma davvero un ritorno a casa per l’icona Marvel. Un ritorno che oscilla fra la volontà di far sentire a proprio agio sia il pubblico adolescente, coinvolto in situazioni da tipico teen movie, sia il fan più attempato ed esigente, blandito attraverso un’ azzeccata colonna sonora vintage (Rolling Stones, Ramones), riferimenti fumettistici e battute confezionate ad arte.
In questo contesto, Tom Holland è un Peter Parker/Spider-Man quasi perfetto (peraltro già “testato” sul campo in Captain America: Civil War), che non spinge più di tanto sulla celeberrima equazione “grandi poteri/grandi responsabilità” – affrontata con toni differenti nelle precedenti incarnazioni del personaggio – preferendole un’ atmosfera generale più spensierata e “leggera”.
With A Little Help From My Friends
Ad accompagnare la crescita del personaggio - già opportunamente pianificata in due sequel e varie apparizioni speciali in altri film Marvel – una ringiovanita Zia May (Marisa Tomei) e Robert Downey Jr. che, nei panni e nell’armatura di Tony Stark/Iron Man, funge da guida per l’ inesperto Peter Parker. E’ forse questo uno dei punti deboli della pellicola: ferma restando l’irresistibilità di Downey Jr., non convince del tutto la deriva tecnologica che la presenza di Stark fa assumere a Spider-Man, a scapito di alcune caratteristiche proprie del personaggio. Ma è un passo falso relativo, soprattutto quando il ritmo del film non ha cedimenti e soprattutto quando nella parte del villain di turno c’è il grande Michael Keaton, deluso working class hero in cerca di rivincita sociale ed economica nei panni del temibile Avvoltoio.
Perché vederlo
La sezione cinema della Marvel ha fatto certamente di meglio (vedi Dr. Strange), ma con Spider-Man: Homecoming porta finalmente in sala un film sull’ Uomo Ragno degno della fama del personaggio. Leggero e frizzante, non solo per nerd e fans.
Perché non vederlo
Pur con i dovuti distinguo, la “formula Marvel” al cinema è praticamente sempre la stessa: umorismo e azione. Si astenga chi è già saturo di cinecomics o chi vuole quella seriosa cupezza tanto in voga in altre produzioni del genere.